sabato 14 gennaio 2017

Step 25 - La fine di un viaggio nel meraviglioso mondo dell'IKB



“Non portai mappe. Non so leggerle. Perché sigillare l’acqua che scorre?
Dopo tutto l’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito.
Torna diverso.”
Anne Carson

Cos’è la vita se non un susseguirsi di esperienze, nasciamo esploratori di questo Mondo che ci appartiene eppure ci è estraneo allo stesso tempo, cerchiamo di capirlo e lui si ribella, lo ignoriamo e lui ci ignora, ma se cerchiamo di rispettarlo e di viverlo allora diventa parte di noi. Una di queste esperienze, per me, è stata il corso di Storia delle cose, che mi piace vedere quasi come un viaggio, ma non fatto di cartine e asfalto, e nemmeno di passeggiate in luoghi idilliaci e giornate fluide e serene. Questo viaggio viene fatto all’interno della propria mente, ed è fatto di cultura, ricerca, analisi e dedizione. Gli unici aspetti da cui si può guadagnare la propria libertà e dignità di esseri umani. Un viaggio che vede a protagonista un colore ossia l’International Klein Blue (IKB), che è stato da me quasi “narrato” in questo blog composto da 24 post e ulteriori approfondimenti da me scelti.
Ho iniziato il mio percorso dando una definizione del colore in esame (Step 01), corredata dalla traduzione del suo nome in più lingue (Step 02) e i codici unificati che lo caratterizzano (Step 03). Dopodichè, ultimata questa parte introduttiva, è iniziata la fase che personalmente mi è piaciuta di più, ossia scoprire il colore in tutte le sue sfaccettature,  è stato dunque analizzato nelle arti pittoriche (Step 18), nel design (Step 16), nel cinema (Step 07), nell’architettura (Step 22), nella storia del costume e della moda (Step 20), nella letteratura (Step 11) e nella musica (Step 05), talvolta con risultati del tutto inaspettati e mi sono stupito a volte di venire a conoscenza di cose che prima non sapevo e mi sono piaciute moltissimo. L’analisi è continuata studiando le presenze dell’IKB in aspetti come la scienza (Step 06), i proverbi e i detti popolari (Step 08)  e la mitologia (Step 04), la chimica in cui ho parlato della nascita di questo pigmento (Step 14), la cucina (Step 12) e i brevetti (Step 17).  Poi i loghi che fanno uso di questo colore (Step 10), così come i cartelloni pubblicitari (Step 15)  e i fumetti (Step 13). Infine, entrando sempre più nel dettaglio della sua personalità e conoscendolo meglio è stato possibile definirne i caratteri principali che lo caratterizzano e che sono stati inseriti in una wordcloud (Step 24), è stato possibile creare un abbecedario che lo rappresenta (Step 09), così come capire la sua natura “selvaggia” (Step 23), conoscerne le persone che lo hanno esaltato e nel suo caso anche inventato (Step 21), e alla fine di tutto questo capirne l’essenza, condensata come un distillato nell’analisi intima dell’IKB (Step 19).
Mi sono divertito e ho imparato moltissimo, mi sono emozionato e stupito. Non male come viaggio. Non male davvero.

Yves Klein creatore dell'International Klein Blue (IKB)

venerdì 23 dicembre 2016

Step 24 - La wordcloud del Blu Klein

 

L'oggetto o meglio gli oggetti che meglio incarnano l'IKB sono i Monochromes di Yves Klein, di cui si è già parlato allo Step 12-I protagonisti dell'International Klein Blue .

Monochrome 1957

Step 23 - Un colore "selvaggio"... proveniente dal deserto


Occhi di un Tuareg
Ci sono aspetti della vita, del modo di pensare e del vivere quotidiano che suscitano in noi un'attrazione che non sappiamo nemmeno spiegare e una di queste è l'attrazione per il primitivo, ossia per ciò che sta alla base di tutto quello che conosciamo. Oggi analizziamo il Blu Klein nella sua veste più antica identificandone la dimensione primitiva associandola alla materialità degli oggetti, in riferimento a quanto esposto da Claude Levi Strauss nel suo saggio più importante intitolato "Il pensiero selvaggio".
Un oggetto che è sicuramente rappresentativo di questa descrizione è il Tagelmust, un copricapo di colore blu intenso impiegato per coprire tutto il volto eccetto gli occhi, usato dai Tuareg, una popolazione nomade Berbera stanziata nel deserto del Sahara. I loro usi e costumi hanno origini antichissime, così come l'utilizzo di questo oggetto singolare che è parte integrante della loro cultura e che li aiuta contro le intemperie del deserto oltre ad essere obbligatorio per gli uomini che devono portarlo in pubblico e con gli estranei anche durante i pasti, dove viene solo spostato per permettere al cibo di raggiungere la bocca. Il blu intenso di cui è caratterizzato è ricavato da una polvere che viene infusa nel tessuto senza l'uso di liquidi, pratica che fa si che il suo portatore sudando liberi da esso il pigmento tingendone il corpo di questa tinta. Questo, tuttavia, non viene visto come qualcosa di non confortevole o scomodo in quanto il blu viene considerato oltre che bello anche un colore dalle virtù salutari. Ne esistono di varie tonalità che vengono scelte in base alla circostanza e alla condizione sociale del suo portatore, sono infatti un popolo caratterizzato da rigide classi sociali che spaziano dagli Imajaghan di origine nobile fino agli Imghad ossia i vassalli e gli Iklan cioè i servi, appartenenti alla classe sociale più disagiata. Sono inoltre l'unica tribù islamica in cui sono gli uomini ad essere obbligati a portare il velo, mentre le donne sono libere di farne uso o meno, e che ammette il divorzio per le donne.

Tagelmust di un Tuareg

Per ulteriori approfondimenti:

sabato 17 dicembre 2016

Step 22 - Il Museum of the Moving Image: l'Architettura dell'IKB

Architettura 
/ar·chi·tet·tù·ra/ 
sostantivo femminile

1.1 Elaborazione artistica degli elementi strutturali, funzionali ed estetici della costruzione.

Architettura del paesaggio, la progettazione e l'organizzazione armonica degli ambienti naturali abitati dall'uomo e degli spazi urbani come parchi, giardini pubblici, piazze.

2.2 Realizzazione architettonica parziale o considerata nel suo complesso, dovuta a una singola personalità o ai protagonisti di una data cultura.

3.3 In informatica, struttura di un programma ( a. software ) oppure dei componenti materiali di un computer ( a. hardware ) o di una rete di comunicazione ( a. di rete ).
4.4 fig.
Strutturazione, disposizione secondo cui si articolano le varie parti di un'opera o di un organismo.

Origine:
Dal lat. architectura, der. di architectus ‘architetto’ • sec. XVI.

Ecco il primo risultato che balza subito all'occhio quando digitiamo la voce "Architettura" sul motore di ricerca Google: la definizione del termine, che spiega senza ambiguità cosa si intende con questa parola, cioè una elaborazione artistica degli elementi strutturali, funzionali ed estetici della costruzione.
Ne consegue che l'architettura consiste, di conseguenza, anche nello studio degli spazi e le forme, i materiali da costruzione e i colori, che fondendosi insieme formano le nuove cattedrali dell'uomo moderno, nuovi spazi in cui l'uomo vive, studia, lavora, socializza e crea.
Gli edifici e più in generale gli spazi non sono solo importanti, sono fondamentali, ed è proprio questa imprescindibilità che fa sì che questi vengano visti oltre che nella loro veste funzionale anche sotto un punto di vista estetico. Gli studi sulle tecnologie di costruzione degli edifici e sul design di interni ed esterni vengono infatti portati avanti in maniera consistente, per creare opere che garantiscano una migliore efficienza e versatilità, e che suscitino ammirazione, stupore e magnificenza ai loro visitatori.
Come struttura in esame abbiamo il "Museum of the Moving Image" di New York negli USA, situato tra la 35th Avenue e la 36th Street nel Queens, dedicato alle arti multimediali come cinema, televisione e i media digitali, e che affonda le sue radici nel 1988, anno in cui venne fondato, per poi essere chiuso per lavori di riqualificazione nel Marzo 2008 e riaperto tre anni dopo nel 2011 con una veste tutta rinnovata e moderna. I lavori di messa in opera sono stati portati avanti dalla LEESER Architecture, azienda leader nel settore delle costruzioni e del design innovativo, che ne ha quasi raddoppiato gli spazi, aggiungendo nuovi elementi a quelli già esistenti della struttura, come un atrio rinnovato, un nuovo spazio espositivo, un teatro, e un nuovo cortile. I colori preponderanti che si trovano nella struttura sono il bianco e il Blu Klein, una combinazione ben riuscita e di effetto.
 
Teatro del Museum of the Moving Image, New York USA rivestito di pannelli di colore Blu Klein
Atrio del Museum of the Moving Image
 
Vista in sezione del Museum of the Moving Image, New York USA
Il Blu Klein ed in particolare il Blu sono particolarmente facili da riscontrare su riviste specifiche del settore dell'architettura, in particolar modo in pubblicazioni riguardanti descrizioni di materiali impiegabili nelle costruzioni, come nel caso del Blu Agate, un materiale dotato di semitrasparenza, una texture complessa e una varietà di toni che spazia dal blu al viola, dal cobalto all'azzurro e dal turchese al color malva.
Link al materiale:

giovedì 15 dicembre 2016

Step 21 - I protagonisti dell'International Klein Blue

Yves Klein, creatore dell'IKB
Ogni oggetto ha la sua storia, e ogni storia ha i suoi protagonisti. Oggi analizziamo i personaggi che hanno fatto la storia dell'IKB.

Yves Klein, battezzato dalla critica artistica internazionale come "il pittore dell'immateriale", nacque nel 1928 a Nizza, Rue Verdi a casa dei suoi nonni materni. Fin da giovane mostrò un'acuta propensione all'arte e nel corso della sua breve ma intensa vita creò ben più di un migliaio di oggetti d'arte, che spaziano dalle opere pittoriche, alle installazioni fino alle sculture e la musica. Caratterizzato da una personalità eclettica e dedita all'estetismo ed all'essenzialità, ricercatore di nuove forme espressive fuori da ogni canone dell'epoca, e totalmente in controllo creativo creò alcune delle opere più esaltanti e significative della sua epoca, delineando le caratteristiche dell'arte contemporanea moderna e del modo contemporaneo di vedere e vivere l'arte. La sua produzione artistica viene attribuita alla corrente di metà novecento chiamata Nouveau Réalisme, di cui ne è uno dei massimi esponenti.
Il suo percorso inizia a Nizza per poi proseguire a Cagnes Sur Mer dove passò la sua giovinezza con la sorella della madre, lontano dai suoi genitori impegnati per lavoro altrove.
Si dedica al Judo appassionatamente di cui afferma di apprezzarne particolarmente la dimensione spirituale oltre che fisica e tra il 1947 e il 1948 si dedica alla musica realizzando la Symphonie Monochrome ed è proprio attraverso il suo percorso musicale che prende spunto per una futura raccolta di opere tra le sue più famose: i Monochromes.

"C'era una volta un flautista che un giorno si mise a suonare una nota unica, continua 
e ininterrotta. Dopo aver fatto così per vent'anni, sua moglie gli fece notare che gli
 altri flautisti producevano un'ampia gamma di suoni armoniosi e persino
 intere melodie, creando una certa varietà. Ma il flautista monotono 
replicò che non era colpa sua se egli aveva già trovato la 
nota che tutti gli altri stavano cercando"

Nel frattempo gira in Europa e visita alcune tra le città italiane più famose, continuando la sua preparazione nel Judo, fino al 1950 quando organizza la sua prima mostra di monocromi, trovando inizialmente qualche frizione con la critica artistica dell'epoca. Continua tuttavia il suo percorso e realizza a Parigi l'IKB in collaborazione con un colorificio circa nel 1957 (per approfondimenti ved. Step 14 sulla chimica), iniziando a farne largo uso e realizzando alcuni tra i suoi più famosi Monochromes. Nel 1958 organizza la mostra intitolata Le Vide organizzata alla Iris Clert Gallery, Parigi, in cui viene esposta la galleria totalmente vuota, spogliata di ogni cosa, totalmente essenziale.
Nel 1960 Klein è allo zenit della sua maturazione artistica e realizza opere straordinarie come la Large Blue Anthropometry (ANT 105) e la Grande Anthropophagie bleue: Hommage à Tennessee Williams (ANT 76) (ved. Step 18 sulle arti pittoriche) oltre a molte altre opere pittoriche e non come nel caso della Venus Bleue (ved. Step 16 sul Design). Sperimenta l'uso di nuovi materiali come l'impiego di spugne e l'utilizzo di nuovi colori. Registra inoltre il colore nuovo creato sotto il nome di IKB ossia International Klein Blue.
Il 1961 è un anno molto prolifico per l'artista che realizza le note Anthropométrie sans titre,una raccolta di opere singolari in cui Klein usa i corpi di modelle nude come pennelli che sulla tela dipingono forme dalle connotazioni umane ma pur sempre nascoste, come se la tela nascondesse i segreti di quei corpi, che smarriti in essa cercano di essere decifrati, capiti, in un certo senso liberati negli occhi di chi li osserva. Con lui nasce la Performance Art e trovano nuova vitalità la Body Art e il Body Painting (ved. Approfondimento sul Body Painting).
esempio di Anthropométrie sans titre
L'11 maggio 1962, al Festival del cinema di Cannes, Klein fu colpito da un infarto. Venne trasportato d'urgenza a Parigi dove pochi giorni dopo, il 15 maggio, ebbe un secondo infarto. Ne seguì un terzo, il 6 giugno 1962, che gli fu fatale. Qualche mese dopo, a Nizza, nacque suo figlio Yves.
Poco prima di morire Yves affermò nel suo diario:

"Ora voglio andare oltre l'arte, oltre la sensibilità, oltre la vita. 
Voglio entrare nel vuoto. La mia vita dovrebbe essere come la mia sinfonia del 1949, 
una nota continua, liberata dall' inizio alla fine, legata ed eterna al tempo stesso perché essa
 non ha né inizio né fine. Voglio morire e voglio che si dica di me: Ha vissuto perciò vive."

Ora posso dirlo: Yves Klein ce l'hai fatta!

Come secondo e terzo personaggio della storia dell'IKB vorrei menzionare i creatori del Blu oltremare moderno, tonalità da cui nasce questo colore. Essi sono Jean Baptiste Guimet e Christian Gmelin e sono già stati discussi seppur senza entrare nei dettagli allo Step 14 sulla chimica del colore.

Abbiamo inoltre Édouard Adam, proprietario del colorificio in Boulevard Quinet a Parigi dove venne creato il noto colore per la prima volta. Di fatto non ci sono molte informazioni su di lui se non le poche reperibili dai libri che parlano dell'IKB e Klein, è tuttavia un personaggio molto importante in quanto fu proprio lui di fatto a suggerire all'artista come realizzare il colore che stava cercando.

Infine, addentrandoci in tempi più moderni, citerei un artista in particolare che ha fatto uso di questo colore in una delle sue opere più importanti, ossia Derek Jarman, regista del film Blue di cui si è già parlato nello Step 07-Ciak si gira! L'IKB nel Cinema.

mercoledì 14 dicembre 2016

Approfondimento - Il Blu Klein nella Moda contemporanea


Come approfondimento allo Step 20 sulla storia della Moda aggiungo, senza dilungarmi troppo, una raccolta di fotografie, alcune delle quali corredate da rispettivo link, in cui si analizza l'influenza del Blu Klein sulle passerelle del Fashion World contemporaneo.

Céline Spring 2017 collection

Maison Margiela Fall 2015 collection

scarpe JM Weston Le Moc Yves Klein limited edition

vestito di Stella McCartney in seta di colore Blu Klein

Elie Saab Spring 2013 collection
Chanel IKB nail color

lunedì 12 dicembre 2016

Step 20 - l'IKB nella storia della Moda americana



  


Non fa stupire il fatto che le dame dell'800 nella loro bellezza ed eleganza, che si rispecchia nelle testimonianze storiche dei costumi e dei quadri dell'epoca, prediligessero il blu non solo negli arredi e gli oggetti in generale ma anche sulla pelle ossia nei vestiti, i ventagli, i gioielli e in generale tutti quegli accessori che sono in parte l'essenza estetica e lo stile di una signora.
Nell'analisi della moda americana dell'epoca, in particolar modo, emerge un abito da cerimonia per signora composto da corpetto e gonna dalla raffinata fattura, di colore molto simile all'IKB (simile infatti l'IKB in quanto tale verrà inventato solo nel 1960), realizzato negli Stati Uniti nel 1850 circa ad opera di un sarto di cui non rimangono informazioni documentate, in seta broccata impreziosita da motivi floreali e l'aggiunta di trame metalliche preziose, oltre ai dettagli in pizzo bianco che ne completano e valorizzano la visione d'insieme.
Questo capolavoro della moda americana è attualmente custodito nel Philadelphia Museum of Art.