lunedì 14 novembre 2016

Step 14 - La chimica del colore: dall'Oltremare al Blu Klein


«Avevo un colorificio in Boulevard Quinet e ho visti artisti d’ogni genere passare dal mio negozio. Dai più convenzionali ai più estrosi. Yves Klein è stato l’unico con cui ho stabilito un’amicizia e una complicità professionale. Credo di aver avuto un ruolo chiave nell’avventura della monocromia. […] Un giorno mi chiese se potevo aiutarlo a trovare la miscela di una pittura blu luminosa, vellutata, particolarmente resistente. Aveva provato di tutto per legare il pigmento blu oltremare 1311 che comprava da me: la colla di pelle, l’olio di lino, la caseina […] senza mai ottenere l’effetto desiderato. Allora mi sono lanciato in quella preparazione tutta blu, ma senza successo.
Ne parlai con un amico ingegnere, chimico da Rhône-Poulenc. Mi suggerì di provare una nuova resina che aveva appena messo a punto, la Rhodopas M60A. Poi, alla fine, venne a trafficare da noi. Abbiamo finito per trovare la miscela perfetta, ma non ho il permesso di rivelare la formula! Posso solo elencare i componenti essenziali: polvere d’oltremare 1311, Rhodopas, alcol 95° e acetato etilico. Per fortuna non basta conoscere gli ingredienti per diventare un grande cuoco.
Yves ha chiamato il colore IKB, International Klein Blu, il solito sbruffone. Detto questo, l’effetto era fantastico e la formula andava tutelata depositando il brevetto. Mi sarebbe piaciuto essere menzionato come co-inventore: senza di me, Yves non ci sarebbe arrivato. Ma lui era come tutti gli altri artisti: vengono da me in cerca di idee o di suggerimenti, poi mi dimenticano in un batter d’occhio. In questo caso però, con IKB, il prodotto era quasi il lavoro stesso, bastava spalmarlo. Ma non avevo avuto io l’idea, e ora vale milioni! »


Queste sono le parole di Édouard Adam, che nel libro Blu K. edito da Teodoro Gilbert, racconta la nascita di un colore e l'ascesa di un artista nel panorama artistico internazionale. Quell'artista si chiamava Yves Klein e correva l'anno 1957 quando ancora agli albori della sua breve ma folgorante carriera artistica già cercava di creare qualcosa di unico, un blu ipnotico, raffinato, luminoso. Tutto  il resto non contava. Ci riuscì e gli diede il nome di International Klein Blue, che venne registrato e brevettato all'Institut national de la propriété industrielle di Parigi.
Tuttavia la storia dell'IKB non inizia nella serconda metà del '900 ma molto prima con la ricerca sulla sinterizzazione di pigmenti blu oltremare, da cui prenderà poi spunto questo colore. I primi tentativi di realizzazione di questa tonalità hanno origini antichissime, risalenti addirittura al VI e VII secolo AD quando per ricreare il colore venivano usate pietre di lapis lazuli frantumate finemente, una pratica che è ancora stata riscontrata in periodi e luoghi differenti.
Tuttavia il primo pigmento sintetico venne riprodotto solo nel 1826 ad opera di Jean Baptiste Guimet e Christian Gmelin, chimici dell'epoca, per mezzo di un processo che impiegava l'uso di caolino privo di ferro e con eguale misura di SiO2 (diossido di silicio) e Al2O3 (allumina), poi Na2SO4  (solfato di sodio), Na2CO3 (carbonato di sodio), polvere di zolfo e di carbone. La mistura risultante, così composta, veniva portata a 700, 750 gradi celsius di temperatura in una fornace, in modo da ridurre tuti gli elementi in un composto giallo e verde, che veniva poi riscaldato nuovamente a 400, 450 gradi in moda da farlo reagire con dell'ossido di zolfo, che gli conferisce la tonalità finale.
L'IKB, nello specifico, venne prodotto a partire dal blu oltremare 1311, di cui conserva i pigmenti che vengono sospesi per mezzo di una resina chiamata Rhodopas M60A, alcol a 95 gradi e CH3COOC2H5 (acetato di etile).


Pietra di lapis lazuli
Pigmento blu oltremare
 



















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